sabato 19 aprile 2014

La bicicletta senza raggi è torinese: ecco la Sada Bike

Il nome è dato dal suo inventore, Gianluca Sada, che partendo da una tesi di laurea è riuscito a mettere in piedi una start up e a produrre un vero e proprio prototipo di questa bicicletta apri-e-chiudi.
"L’idea di una bicicletta pieghevole ha impegnato numerosi studi, incentrati sulla riduzione dei pesi e degli ingombri che hanno portato, però, a realizzare biciclette con dimensioni eccessivamente piccole. Esse dispongono di telaio e ruote di dimensioni ridotte, a discapito della stabilità, per privilegiare la compattezza e la portabilità durante il trasporto. Le minime dimensioni del telaio, infatti, penalizzano la posizione del ciclista durante la guida e le ridotte dimensioni delle ruote risentono molto delle variazioni del terreno. D’altro canto, le biciclette tradizionali, evitano questi problemi, ma il telaio rigido le rende poco flessibili durante il trasporto nei mezzi pubblici.
L’obiettivo di questo progetto è quello di avere un ciclo con dimensioni standard ( cerchi da 26” ) ed al contempo avere un ridottissimo ingombro in fase di trasporto.
Le ruote prive di raggi, il minimo ingombro in chiusura, il sistema di piegatura con un solo movimento, il packaging utilizzabile anche come zaino contenitore, sono le innovazioni di questo elaborato.
Il punto di partenza di questa ricerca è rappresentato dallo studio dello stato dell’arte che parte da una panoramica sulla mobilità individuale urbana, per giungere, poi, alla bicicletta pieghevole.
Si è adottato un sistema di ancoraggio delle ruote composto da piccole rotelle supportate dal telaio e da specifici dispositivi di serraggio rapido. Esse permettono di piegare la bicicletta in modo semplice e veloce, così da renderla trasportabile come bagaglio in un comune mezzo di trasporto.
Sono state investigate le caratteristiche dei componenti sia del telaio che del cerchi ruota, ed è stato analizzato il comportamento delle stesse durante l’applicazione dei carichi ( analisi di interferenze e FEM ).
In conclusione il progetto può aprire la strada ad un nuovo sistema di mobilità fuori dai classici schemi, ampiamente fruibile e facilmente trasportabile. Lo stile personale e l’estrema versatilità di utilizzo danno dinamicità alla tradizionale bicicletta, oggetto sempre più richiesto in un’era ecosostenibile."
Ecco, così è spiegato nel loro sito, da cui ho preso anche le foto.
Anche se questa era ecosostenibile io non è che la percepisca più di tanto, devo dirlo.. qualcosa si muove certo, ma soprattutto qui in Italia non vedo chissà quali cambiamenti o investimenti in questo settore.. si può e si deve fare molto di più!
Ma vabbè dai, speriamo che questa bicicletta abbia successo, anche se per ora io continuo a usare la Graziella di mia nonna..




domenica 30 marzo 2014

Milano Green. Approvati i progetti per le nuove scuole in paglia e legno

Dopo ben due mesi di assenza (ve lo giuro, giustificata) ecco il grande ritorno con una notizia pubblicata sul sito del Corriere, segnalatami dal mio lettore numero 1, nonchè mio collega al Salone del Mobile, Mister Ing. Federico Veltri, che mi ha davvero sorpreso e compiaciuto: anche a Milano è prevista la costruzione di un asilo in paglia!

Ebbene si, avete sentito bene.. anche Giuliano (Pisapia per chi non lo conoscesse bene come me) e il suo team, tra cui Carmela Rozza, Assessore ai Lavori Pubblici, hanno ceduto al fascino delle costruzioni ecologiche e a impatto zero -più che altro anche a causa della fretta e delle ristrettezze economiche del comune- approvando altri 5 progetti preliminari per la costruzione di nuove scuole realizzate in legno e dotate di camini e pannelli solari per la produzione di energia. Queste saranno la primaria di via Viscontini 7 (per un importo di 13.500.000 euro), la primaria di via Brocchi 5 (17.800.000), la secondaria di via Strozzi 11 (13.500.00), la scuola dell'infanzia di via Rimini 25/8 (4 milioni) e la scuola dell'infanzia di via Martinelli 57 (4 milioni).

Per quello che riguarda invece la costruzione dell'asilo di paglia, la cui superficie dovrebbe essere all'incirca di 500 metri quadrati, l'idea è partita dall'Assessora Rozza che ha voluto incontrare Domenica Spinelli, sindachessa di Coriano, che ha già in cantiere un progetto di ecohousing, convinta della bontà «dei percorsi che sostengono l’ambiente dal punto di vista urbanistico e sociale».


Il progetto romagnolo è la casa BIA-BIE ed è stato sviluppato dell’architetto milanese Fabio Cova, affiancato dagli ingegneri, neanche quarantenni, Costante Bonacina e Carlo Micheletti di Casalogica e prevedeva una spesa per 180 metri quadrati su due piani di 160 mila euro.

E' stato proprio Cova ad inviare una mail alla Rozza raccontando delle case di paglia dopo aver saputo che il Comune investirà nelle scuole in legno, puntando sul fatto che «l’architetto da sempre ha il privilegio e il dovere di migliorare la vita delle persone e l’abitazione deve diventare un’alleata che contribuisce al mantenimento del nostro equilibrio psicofisico».
Il sindaco ha inoltre sottolineato come "attraverso queste tematiche si può e si deve valorizzare un territorio già colmo di natura e bellezza e cogliere l'occasione per nuove opportunità imprenditoriali in un settore sempre più in crisi come quello dell'edilizia".












Così si conclude l'articolo su corriere.it:
La casa in paglia centra in pieno questo obiettivo, costa meno di una costruzione tradizionale, circa 900 euro al metro quadrato, è ecologica, termica, perfetta per l’isolamento acustico e resiste al fuoco «molto più del legno». Sfida il tempo: la prima casa del genere è stata realizzata in Francia nel 1921 ed è ancora in piedi. In Inghilterra sono state costruite con la paglia diverse scuole. In Francia e Germania le balle pressate sono state utilizzate per l’housing sociale.. Ora ci prova anche Milano con l’obiettivo di «inaugurare un nido di paglia nel semestre di Expo». «Vogliamo legarlo al tema dell’alimentazione - spiega Carmela Rozza - e farlo diventare un punto di riferimento dell’evento».
Da grande sostenitrice di questo materiale, ed avendo anche partecipato ad alcuni cantieri di autocostruzione in terra-paglia, non posso che appoggiare in pieno questa iniziativa, sperando che a questa ne seguano molte e molte altre.

Le immagini sono state prese dal profilo facebook di Fabio Cova.

martedì 14 gennaio 2014

In camera una cattedrale di cartone grazie a Jeroen van Mechelen

Appena ho visto questa fotografia pubblicata sulla pagina facebook di KShop (di cui avevo già parlato qui) ho pensato che fosse il caso di indagare immediatamente, dopo aver pensato "che figata lo vorrei pure io".


Bene bene, ho scoperto che questo è solamente l'ennesimo progetto dello Studio JVM, anche ora coinvolto attivamente in progetti di "educazione architettonica", sia in Olanda all'Academy of Architecture di Amsterdam in cui Jeroen coordina il corso di Morfologia, focalizzato sul processo di making of degli oggetti, sia all'estero. 

L'abitazione si trova a Vals, in Svizzera, ed è stata completamente scavata all'interno del versante della montagna grazie alle idee di Bjarne Mastenbroek and Christian Müller, rispettivamente degli studi d'architettura SeARCH e CMA. Prima di passare al vero e proprio progetto d'interno vale davvero la pena vedere alcune fotografie di questa meravigliosa villa e del contesto in cui essa è inserita.
Per qualsiasi informazione aggiuntiva vi rimando al sito ufficiale http://www.villavals.ch/design.php.







Lo studio JVM ha progettato gli interni della stanza degli ospiti in cartone simulando una volta generata da una libreria tridimensionale, sempre in cartone, a ridosso della parete. E' stata appositamente creata una matrice di cartone tridimensionale nata dalla materializzazione delle linee invisibili (da qui il nome del progetto Hidden Lines - Linee Nascoste) che definiscono le caratteristiche spaziali della casa, ovvero le linee del contorno della montagna e quelle radiali del patio. Da queste sono stati creati i volumi ispirati dal dipinto di Antonello da Messina "San Gerolamo nello studio": come questo dipinto , la " cappella invertita" di cartone intagliato diventa uno spazio autonomo , che si materializza nel 'genius loci' della casa . I pannelli sandwich di cartone leggeri sono stati direttamente scolpiti dai file di progettazione . Tutto lo spazio di cartone è stato messo insieme in maniera molto semplice dal team di progettazione in soli due giorni di lavoro. Qui di seguito le foto dell'interno:









E infine, lo scrivo come ultima cosa perché un po' me ne vergogno, vi devo confessare che l'architetto olandese Jeroen van Mechelen è davvero un figaccione!! Qui il video in cui lui dice cose in olandese e di seguito la prova fotografica.. E diciamolo..con la barba è decisamente meglio!

mercoledì 20 novembre 2013

Il caso di Ravenna: il comune pronuncia la decandenza del cantiere di autocostruzione per inadempienza

Buongiorno a tutti.. in questa giornata uggiosa di novembre posso dire che il tempo, il mio stato d'animo e questa notizia viaggiano un po' sullo stesso binario della tristezza.
Vi ricordate della storia della ditta che abbandona e truffa 14 autocostruttori a Ravenna scomparendo nel nulla, lasciando in banca un buco di diversi milioni e il cantiere di autocostruzione in stato di completo abbandono? (Sono buona e nel caso non ve lo ricordaste potete sempre rivederlo qui: http://autocostruire.blogspot.it/2012/12/autocostruzione-beffa-cantiere.html).

Ecco, ora è arrivata la sentenza da parte del comune di Ravenna di decadenza totale della società di autocostruttori "Mani Unite", con conseguente estinzione del diritto di superficie del terreno di Filetto e con un nuovo progetto di case popolari riservato però ad altre famiglie e che non prevede in alcun modo nè un rimborso nè una sistemazione per le famiglie truffate dalla ditta Alisei.

Caso strano vuole inoltre che a firmare questo atto sia il Dirigente Gloria Dradi, che in qualità di responsabile del progetto non si fece mai vedere in cantiere nemmeno una volta nel corso dei lavori e che non si accorse neppure che 14 famiglie lavorarono da aprile a luglio del 2009 senza un permesso a costruire.

Vi riporto testualmente le parole di Matteo Mattioli:

"Siamo incazzati con coloro su cui abbiamo riposto la nostra più totale fiducia.
Siamo nel giusto e questo ci da una gran forza di avere ora speranza che qualcosa possa cambiare, il purgatorio di questi 4 anni di silenzi, parole senza alcun seguito ci hanno ferito molto più che questo schiaffo...

In questi due giorni, da quando abbiamo mandato i comunicati alla stampa e questi sono stati pubblicati, abbiamo percepito una sorta di indignazione, da parte delle persone che finalmente hanno commentato articoli che finora passavano in sordina, ed anche i giornalisti, che cercavano di dare un colpo alla botte ed uno al cerchio, per non andare completamente contro all'amministrazione, finalmente hanno deciso che non potevano fare altro che esprimere lo sdegno e lo stupore di questa situazione paradossale."

Di questo fatto ne ha parlato anche il TG3, per poterlo vedere cliccate su https://www.youtube.com/watch?v=iHF9s9NkqUc, mentre qualsiasi altra informazione potete visitare il blog http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/
Qui di seguito le immagini degli atti presi sempre dal blog di Matteo Mattioli.





lunedì 28 ottobre 2013

Patate e carote: non è un minestrone, ma l'auto del futuro


Diversi siti riportano la notizia, ci sarebbe questa azienda, la Johnson Control (non ho ben capito se sia questa qui o no ma credo di sì), leader nella componentistica per automobili, ma che si occupa anche si efficienza energetica a più ampio spettro, che ha annunciato una nuova tecnologia di stampaggio plastico che include fibre vegetali di carote, patate e cannabis (perchè proprio non ci vogliamo far mancare niente!) nel composto dei vari pezzi per auto.
I vantaggi che ne trarremmo sarebbero la riduzione del peso del 40% con il contemporaneo aumento della resistenza del 30% rispetto alle normali carrozzerie in metallo.

Alcuni pezzi per i costruttori di auto sono già disponibili: nuovi pannelli porta realizzati con la tecnologia di stampaggio ibrido CHyM (Compression Hybrid Molding) che unisce le fibre vegetali alle resine ad alta resistenza. Utilizzando come materiale di base alcuni prodotti vegetali (amido di mais, grano, tapioca, patate) si possono produrre differenti bioplastiche adattabili a diverse parti del veicolo, tagliando le emissioni di CO2.

Le auto del futuro che tagliano le emissioni saranno composte principalmente di bioplastiche, un materiale che sta prendendo piede negli ultimi tempi per far fronte al surriscaldamento ambientale e rispettare gli impegni con l'Europa e con il pianeta di tagliale le emissioni di CO2, sia durante la produzione che nella durata (essendo più leggera consuma meno carburante), ma soprattutto al termine del ciclo di vita.

Si tratta però di una tecnologia non nuova, soprattutto se si parla di automobili. Infatti oltre ad una monoposto con volante in carote e carrozzeria in patate costruita dall'Università di Warwick in Gran Bretagna, la paternità della prima vera auto ecologica appartiene ad Henry Ford. Nel lontano 1941 egli ultimo la Hemp Body Car, un prototipo di automobile realizzato interamente con un materiale plastico ottenuto dalla canapa.

Di immagini non sono riuscita a trovarne per cui vi metto queste, giusto per suggestionarvi un pochetto!







martedì 8 ottobre 2013

Ecco l'ambulanza-parco giochi per l'ospedale Beit Cure in Malawi

- Ma che ce famo con 'sta ambulanza?
- Tienila, tienila, che nun se sa mai..


Ecco un buon esempio di come ogni cosa, anche la più improbabile, possa avere una nuova vita!
Due designers olandesi, Luc van Hoeckel e Pim van Baarsen, hanno avuto un'idea singolare: trasformare un'ambulanza in un parco giochi per bambini tutto in materiali riciclati e a prova di disabile.

La realizzazione è stata possibile grazie all'impresa manifatturiera locale Sakaramenta, che ha fornito tutti i pezzi necessari per scivoli e giostrine varie per il Beit Cure Hospital di Blantyre, in Malawi.

Il progetto mira inoltre ad una funzione sociale ben precisa: questo parco giochi totalmente accessibile vuole essere un vero punto d'incontro tra i disabili ricoverati e i ragazzi del quartiere, per poter incentivare e migliorare l'inserimento sociale delle persone con difficoltà motorie.
Tutto intorno all'ambulanza/scivolo sono presenti altre attrezzature di gioco che si caratterizzano per l'uso creativo di vecchi materiali come pneumatici, molle e assi.







Ecco qui i siti dei due designers e il relativo progetto:
http://www.pimvanbaarsen.com/PIMVANBAARSEN/Ambulance_Playground.html
http://www.lucvanhoeckel.nl/portfolio/work.html

mercoledì 11 settembre 2013

Cosa nasce se metti insieme giovani designer e ossa di balena


Ce lo mostrano i ragazzi dell'ECAL, École Cantonale d'Art de Lausanne, che sono partiti per una spedizione in Islanda alla ricerca di ossa di balene che ogni anno si spiaggiano sulle coste dell'isola. Un'iniziativa non proprio comune che ha portato alla creazione di opere suggestive e sicuramente non banali, andate in scena proprio qui a Milano allo Spazio dell'Orso 16 durante la settimana del Salone del Mobile.
Ma andiamo più nel dettaglio:



"The Iceland whale bone project" è stato un workshop di una settimana riservato a diciassette studenti del Master in Product Design provenienti da tutto il globo, guidato dal designer islandese Brynjar Sigurðarson (che nella sua vita ha avuto anche esperienza come istruttore di arrampicata) in collaborazione con l'Accademia delle Arti islandese (Iceland’s Academy of the Arts), che ha permesso ai ragazzi di vivere un'avventura affascinante attraverso le terre selvagge e mutevoli dell'Islanda alla ricerca di scheletri, ossa, crani, pelli di balene e squali, raccogliendo anche i rifiuti in plastica, a dimostrare che tutti i materiali possono essere tramutati in opere d'arte.



Le ossa di questi giganti del mare sono sempre stati fino ad ora usati in modi 'grezzi', fino a che questi designers non li hanno rielaborati attraverso le loro capacità e l'ispirazione del posto. I prodotti finali sono diversi e tra questi spicca in modo particolare "Hrefna" di Miloš Ristin, un cranio di balenottera per metà verniciato a fuoco come le auto sportive che mostra il rapporto di analogia tra le forme della natura e le creazioni dell'uomo.




Miloš racconta così la sua esperienza:
Nell'inverno 2013 ho avuto l'opportunità di partecipare a un Workshop in Islanda, organizzato dall'ECAL e dalla Icelandic School of Arts. Abbiamo lavorato con materiali tipici del posto ma lontani dal mondo del design come ossa di balene, denti di squalo o scheletri di altri pesci. Durante questa incredibile settimana abbiamo sviluppato concetti che si sono definiti man mano che passavano le settimane, fino a che abbiamo avuto la possibilità di presentare i nostri lavori alla Fiera Internazionale del Mobile a Milano ad Aprile e ai Designer Days di Parigi a Giugno.
Il principale interesse di questo lavoro è stato evidenziare la bellezza affascinante di questo cranio di balena, pesante 50 kg e lungo 1,5 m. Come designers, spesso lasciamo che la natura ci ispiri a ricreare la sua bellezza funzione in un oggetto artificiale ma in questo caso mia intenzione è stata quella di mostrare la bellezza anche attraverso i limiti di una tale interpretazione: la metà del cranio è stata completamente rimodellata, ristrutturata, coperta di circa 10 strati di primer e vernici metalliche e infine rifinita con una lacca per auto trasparente a due componenti. E' un tentativo di raggiungere la perfezione formale, tenendo presente che la perfezione reale era la balena (Hrefna) nell'oceano.

Altre opere sono state:

Il piedistallo Stallure la barca “Skipið”



Le maschere Grima





Per tutte le immagini e i racconti vi rimando al loro sito ufficiale.