mercoledì 20 novembre 2013

Il caso di Ravenna: il comune pronuncia la decandenza del cantiere di autocostruzione per inadempienza

Buongiorno a tutti.. in questa giornata uggiosa di novembre posso dire che il tempo, il mio stato d'animo e questa notizia viaggiano un po' sullo stesso binario della tristezza.
Vi ricordate della storia della ditta che abbandona e truffa 14 autocostruttori a Ravenna scomparendo nel nulla, lasciando in banca un buco di diversi milioni e il cantiere di autocostruzione in stato di completo abbandono? (Sono buona e nel caso non ve lo ricordaste potete sempre rivederlo qui: http://autocostruire.blogspot.it/2012/12/autocostruzione-beffa-cantiere.html).

Ecco, ora è arrivata la sentenza da parte del comune di Ravenna di decadenza totale della società di autocostruttori "Mani Unite", con conseguente estinzione del diritto di superficie del terreno di Filetto e con un nuovo progetto di case popolari riservato però ad altre famiglie e che non prevede in alcun modo nè un rimborso nè una sistemazione per le famiglie truffate dalla ditta Alisei.

Caso strano vuole inoltre che a firmare questo atto sia il Dirigente Gloria Dradi, che in qualità di responsabile del progetto non si fece mai vedere in cantiere nemmeno una volta nel corso dei lavori e che non si accorse neppure che 14 famiglie lavorarono da aprile a luglio del 2009 senza un permesso a costruire.

Vi riporto testualmente le parole di Matteo Mattioli:

"Siamo incazzati con coloro su cui abbiamo riposto la nostra più totale fiducia.
Siamo nel giusto e questo ci da una gran forza di avere ora speranza che qualcosa possa cambiare, il purgatorio di questi 4 anni di silenzi, parole senza alcun seguito ci hanno ferito molto più che questo schiaffo...

In questi due giorni, da quando abbiamo mandato i comunicati alla stampa e questi sono stati pubblicati, abbiamo percepito una sorta di indignazione, da parte delle persone che finalmente hanno commentato articoli che finora passavano in sordina, ed anche i giornalisti, che cercavano di dare un colpo alla botte ed uno al cerchio, per non andare completamente contro all'amministrazione, finalmente hanno deciso che non potevano fare altro che esprimere lo sdegno e lo stupore di questa situazione paradossale."

Di questo fatto ne ha parlato anche il TG3, per poterlo vedere cliccate su https://www.youtube.com/watch?v=iHF9s9NkqUc, mentre qualsiasi altra informazione potete visitare il blog http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/
Qui di seguito le immagini degli atti presi sempre dal blog di Matteo Mattioli.





lunedì 28 ottobre 2013

Patate e carote: non è un minestrone, ma l'auto del futuro


Diversi siti riportano la notizia, ci sarebbe questa azienda, la Johnson Control (non ho ben capito se sia questa qui o no ma credo di sì), leader nella componentistica per automobili, ma che si occupa anche si efficienza energetica a più ampio spettro, che ha annunciato una nuova tecnologia di stampaggio plastico che include fibre vegetali di carote, patate e cannabis (perchè proprio non ci vogliamo far mancare niente!) nel composto dei vari pezzi per auto.
I vantaggi che ne trarremmo sarebbero la riduzione del peso del 40% con il contemporaneo aumento della resistenza del 30% rispetto alle normali carrozzerie in metallo.

Alcuni pezzi per i costruttori di auto sono già disponibili: nuovi pannelli porta realizzati con la tecnologia di stampaggio ibrido CHyM (Compression Hybrid Molding) che unisce le fibre vegetali alle resine ad alta resistenza. Utilizzando come materiale di base alcuni prodotti vegetali (amido di mais, grano, tapioca, patate) si possono produrre differenti bioplastiche adattabili a diverse parti del veicolo, tagliando le emissioni di CO2.

Le auto del futuro che tagliano le emissioni saranno composte principalmente di bioplastiche, un materiale che sta prendendo piede negli ultimi tempi per far fronte al surriscaldamento ambientale e rispettare gli impegni con l'Europa e con il pianeta di tagliale le emissioni di CO2, sia durante la produzione che nella durata (essendo più leggera consuma meno carburante), ma soprattutto al termine del ciclo di vita.

Si tratta però di una tecnologia non nuova, soprattutto se si parla di automobili. Infatti oltre ad una monoposto con volante in carote e carrozzeria in patate costruita dall'Università di Warwick in Gran Bretagna, la paternità della prima vera auto ecologica appartiene ad Henry Ford. Nel lontano 1941 egli ultimo la Hemp Body Car, un prototipo di automobile realizzato interamente con un materiale plastico ottenuto dalla canapa.

Di immagini non sono riuscita a trovarne per cui vi metto queste, giusto per suggestionarvi un pochetto!







martedì 8 ottobre 2013

Ecco l'ambulanza-parco giochi per l'ospedale Beit Cure in Malawi

- Ma che ce famo con 'sta ambulanza?
- Tienila, tienila, che nun se sa mai..


Ecco un buon esempio di come ogni cosa, anche la più improbabile, possa avere una nuova vita!
Due designers olandesi, Luc van Hoeckel e Pim van Baarsen, hanno avuto un'idea singolare: trasformare un'ambulanza in un parco giochi per bambini tutto in materiali riciclati e a prova di disabile.

La realizzazione è stata possibile grazie all'impresa manifatturiera locale Sakaramenta, che ha fornito tutti i pezzi necessari per scivoli e giostrine varie per il Beit Cure Hospital di Blantyre, in Malawi.

Il progetto mira inoltre ad una funzione sociale ben precisa: questo parco giochi totalmente accessibile vuole essere un vero punto d'incontro tra i disabili ricoverati e i ragazzi del quartiere, per poter incentivare e migliorare l'inserimento sociale delle persone con difficoltà motorie.
Tutto intorno all'ambulanza/scivolo sono presenti altre attrezzature di gioco che si caratterizzano per l'uso creativo di vecchi materiali come pneumatici, molle e assi.







Ecco qui i siti dei due designers e il relativo progetto:
http://www.pimvanbaarsen.com/PIMVANBAARSEN/Ambulance_Playground.html
http://www.lucvanhoeckel.nl/portfolio/work.html

mercoledì 11 settembre 2013

Cosa nasce se metti insieme giovani designer e ossa di balena


Ce lo mostrano i ragazzi dell'ECAL, École Cantonale d'Art de Lausanne, che sono partiti per una spedizione in Islanda alla ricerca di ossa di balene che ogni anno si spiaggiano sulle coste dell'isola. Un'iniziativa non proprio comune che ha portato alla creazione di opere suggestive e sicuramente non banali, andate in scena proprio qui a Milano allo Spazio dell'Orso 16 durante la settimana del Salone del Mobile.
Ma andiamo più nel dettaglio:



"The Iceland whale bone project" è stato un workshop di una settimana riservato a diciassette studenti del Master in Product Design provenienti da tutto il globo, guidato dal designer islandese Brynjar Sigurðarson (che nella sua vita ha avuto anche esperienza come istruttore di arrampicata) in collaborazione con l'Accademia delle Arti islandese (Iceland’s Academy of the Arts), che ha permesso ai ragazzi di vivere un'avventura affascinante attraverso le terre selvagge e mutevoli dell'Islanda alla ricerca di scheletri, ossa, crani, pelli di balene e squali, raccogliendo anche i rifiuti in plastica, a dimostrare che tutti i materiali possono essere tramutati in opere d'arte.



Le ossa di questi giganti del mare sono sempre stati fino ad ora usati in modi 'grezzi', fino a che questi designers non li hanno rielaborati attraverso le loro capacità e l'ispirazione del posto. I prodotti finali sono diversi e tra questi spicca in modo particolare "Hrefna" di Miloš Ristin, un cranio di balenottera per metà verniciato a fuoco come le auto sportive che mostra il rapporto di analogia tra le forme della natura e le creazioni dell'uomo.




Miloš racconta così la sua esperienza:
Nell'inverno 2013 ho avuto l'opportunità di partecipare a un Workshop in Islanda, organizzato dall'ECAL e dalla Icelandic School of Arts. Abbiamo lavorato con materiali tipici del posto ma lontani dal mondo del design come ossa di balene, denti di squalo o scheletri di altri pesci. Durante questa incredibile settimana abbiamo sviluppato concetti che si sono definiti man mano che passavano le settimane, fino a che abbiamo avuto la possibilità di presentare i nostri lavori alla Fiera Internazionale del Mobile a Milano ad Aprile e ai Designer Days di Parigi a Giugno.
Il principale interesse di questo lavoro è stato evidenziare la bellezza affascinante di questo cranio di balena, pesante 50 kg e lungo 1,5 m. Come designers, spesso lasciamo che la natura ci ispiri a ricreare la sua bellezza funzione in un oggetto artificiale ma in questo caso mia intenzione è stata quella di mostrare la bellezza anche attraverso i limiti di una tale interpretazione: la metà del cranio è stata completamente rimodellata, ristrutturata, coperta di circa 10 strati di primer e vernici metalliche e infine rifinita con una lacca per auto trasparente a due componenti. E' un tentativo di raggiungere la perfezione formale, tenendo presente che la perfezione reale era la balena (Hrefna) nell'oceano.

Altre opere sono state:

Il piedistallo Stallure la barca “Skipið”



Le maschere Grima





Per tutte le immagini e i racconti vi rimando al loro sito ufficiale.

lunedì 1 luglio 2013

Le sedute riciclate di 13 RiCrea in mostra alle OGR

Durante il Festival di Torino Architetture in Città tra le tante cose viste ed ascoltate ce n'è una che attira la mia attenzione: rotoloni blu e gialli che diventano sedute riciclate.
L'idea è venuta a un gruppo di 13 donne designers, 13-Ricrea di Serralunga di Crea, in provincia di Alessandria, che si dedicano alla reinterpretazione di materiali destinati al disuso, all'abbandono o al macero. Materiali non più utilizzabili, che andrebbero altrimenti dispersi nell'ambiente, diventano risorse per creare nuovi oggetti. Le sedute sono le Latex Roll Pouf e sono ottenute da 70 metri di rotoli di lattice provenienti dallo sfrido dell'industria delle solette per le scarpe.





Ma visitando il loro sito internet si vedono tantissimi progetti e decorazioni per la casa.
Quelli che mi sono piaciuti di più sono sicuramente delle decorazioni per pannelli e pareti in carta e feltro riciclato.


Inoltre è possibile anche ammirare il minuzioso lavoro delle diverse sedute in PVC che riprendono la trama di un insieme di boccioli di fiori di diversi colori col nome esplicativo di 'Muchas Rosas', adatte sia a un dondolo esterno per rendere il giardino un luogo ancor più rilassante e pittoresco, sia ad un interno (sono state utilizzate anche per arredare il salone della responsabilità sociale in Bocconi). Vi lascio con queste immagini che si spiegano da sole..









giovedì 27 giugno 2013

Dal Giappone con furore arrivano le case in polistirene

Sono le Dome House l'ultima novità dal mondo dell'edilizia in polistirene espanso di spessore 175mm, approvato dal Ministero Giapponese del Paesaggio e dei Trasporti.


Le qualità principali di questo materiale sono la leggerezza, la plasticità e l'elevato potere isolante. Proprio quest'ultimo punto lo rende molto economico, soprattutto per chi ci vive, visto che si risparmierebbe molto sul riscaldamento. (Ok ora, questa notizia ve la riporto perchè è  giusto così ma ormai non capita anche a voi di pagare bollette salatissime non tanto per i consumi ma per le tasse????).
Comunque leggendo i vari pregi di questo materiale mi sono proprio stupita nel vedere che esso, mischiato con una "soluzione antiossidante" non ben specificata, può PREVENIRE L'INVECCHIAMENTO e farvi ritrovare la salute. Si vabbè ciao, mettetevi la crema tutti i giorni e mangiate verdura senza andare ad abitare negli igloo di polistirolo.




Cazzate a parte, anche la forma a igloo/cupola (DOME in inglese significa appunto cupola) è stata pensata per due validi motivi: il primo è che all'interno l'aria così circola nell'ambiente attraverso i moti convettivi (ve li ricordate che ve li spiegavano nella lezione di scienza delle medie e come esempio usavano l'acqua  che bolliva nelle pentole?) e non si accumula negli angoli e il secondo è che questa forma permette di dissipare i venti che arrivano. Ok, c'è da dire che queste pensate non sono proprio proprio rivoluzionarie perchè sono gli stessi principi secondo cui gli eschimesi costruiscono gli igloo per ottenere le migliori prestazioni termiche nel clima più freddo.
Altre ottime proprietà di queste abitazione sono la durata semipermanente, grazie ad una struttura che risulta stabile e che non si deteriora o arrugginisce o marcisce come ferro o legno, e la leggerezza e l'elasticità che rendono questi edifici naturalmente antisismiche.
Ultime cose da dire: è stato testato contro il fuoco e non c'è praticamente neanche una possibilità che questo possa incendiarsi e infine tutti i pezzi sono prefabbricati per cui l'assemblaggio è super semplice!
Per ora i progetti riguardano abitazioni di 40 mq alte 3 metri e lunghe 7, che possono essere divise all'interno con dei soppalchi e ingrandite aggiungendo altre strutture e il prezzo di ogni unità è di circa 25.000 euro.




Per qualsiasi informazione in più ecco qui il sito ufficiale, con tanto di video giapponese orribilmente doppiato in inglese http://www.i-domehouse.com/


martedì 18 giugno 2013

Il padiglione dell'Italia all'Expo: un giardino tecnologico, emozionale e comunicativo

Eccomi qui!! chiedo venia, la mia assenza è stata abbastanza lunga e SO per certo che vi sono mancata.
bene, ho un po' di notizie da darvi e cominciamo subito con un tema che tra qualche mese, o meglio, tra 682 giorni come ricorda il sito, diverrà super di attualità, ovvero l'EXPO, il cui tema è "Nutrire il pianeta, Energia per la vita".




Il concept del padiglione Italia è affidato a Marco Balich, presidente di K-events, agenzia di eventi di Filmmaster Group (che, per chi non la conoscesse, è una casa di produzione importantissima, dove sfruttano senza ritegno la mia amica Teti), il concorso per il progetto vero e proprio è stato vinto invece dallo studio Nemesi & Partners di Roma, assieme alla Proger di Pesacara e alla BMS Progetti di Milano. (Per chi non lo sapesse, il Padiglione Italia ha presentato anche un’iniziativa di coinvolgimento dei giovani studenti delle Università milanesi, chiedendo la loro opinione sul tema dell’Expo e le loro aspettative nei confronti del 2015..).


Ma venendo al cuore del discorso, ho seguito la conferenza di Balich sul tubo e vi riporto le parti salienti del suo discorso:

Primo lavoro per architetti, questo concept si articola attorno all'idea di VIVAIO.
Ma come nasce tutto questo pensiero? 
Inizialmente hanno studiato le dichiarazioni di ecosostenibilità, partendo addirittura da Rio, i discorsi di sindaci e presidenti e ne sono uscite di due Mappe concettuali, una generale dell'Expo

e una del padiglione Italia.
Il progetto si pone come nobile obiettivo quello di essere un elemento identitario del paese, che raccordi tutte le regioni d'Italia, riunendole sotto un unico tetto, dialogando con tutti gli spazi, diventare ICONA e SIMBOLO. L'edificio non è pensato in modo tradizionale ma vuole essere innovativo anche nell'aspetto formale, un contenitore tecnologico, antitrionfale, mediatico, unico e TRASPARENTE di comunicazione. 
Il tema del VIVAIO vuole permeare tutte le persone e le attività che si svolgeranno all'interno del padiglione, dal catering, a designers, allestitori, diventando metafora del saper fare, del made in italy anche nel cibo, con la nostra meravigliosa dieta mediterranea, e di un laboratorio che aiuta i giovani talenti a germogliare. Il Padiglione dovrà essere quindi un VIVAIO DI IDEE, Cultura e Coltura, nel senso del far crescere ogni germoglio.

I cinque punti cardine del progetto sono:

TRASPARENZA simbolo di nuovi materiali fotosensibili, vetro e ricordo del Chrystal Palace e stile di comunicazione

ENERGIA emanare vita, motore di trasformazione

ACQUA simbolo di esistenza, legato al territorio

NATURA al centro del nostro futuro. Il migliore dei mondi possibili è ancora possibile.

TECNOLOGIA vetri e cristalli di ceramica del nuovo modo. 

L'edificio prende come esempio l'edificio THE CRYSTAL, il più nuovo edificio di Londra e il primo centro al mondo dedicato a migliorare la nostra conoscenza della sostenibilità urbana, che diventa la sera proiettore, un megafono visivo di grandissimo impatto, che trasmette conoscenza e sensazioni e, cosa più importante, comunica.



Infine, per dare un tocco di anima, che noi italiani ci mettiamo sempre, ecco che l'elemento iconico sarà l'Albero della vita, per intenderci quello al centro dell'eden, simbolo antico e mondiale che rappresenta il fondamento delle radici e lo slancio verso il cielo e allo stesso tempo è icona di femminilità e madre di tutte le cose viventi (ma infatti senza noi meravigliose donnine voi uomini cosa fareste??? dove andreste??). 



Più sul concreto sarà autosufficiente e tecnologico, il tetto è un grande giardino pensile che esalta il tema della natura e aumenta l'inerzia termica dell'edificio, che sarà interrotto da tre coperture in vetro simili a onde del mare che copriranno la piazza alla base del palazzo, un ristorante e alcuni uffici.
Il tutto sarà alto 25 metri, costerà 40 milioni di euro e dopo l'Expo sarà affidato alla Camera di Commercio, che promette di utilizzarlo come incubatrice di aziende start-up (si, ma nel 2016 saremo ancora a parlare di start-up dico io? MAH).

Ovviamente i lavoro devono ancora incominciare, spero non arriveremo con l'acqua alla gola come hanno fatto i nostri cugini torinesi con le olimpiadi e che la situazione futura sia molto più rosea e ricca di quanto non lo sia ora per il comune di Torino e la Regione Piemonte..


lunedì 29 aprile 2013

Orti al Politecnico di Milano: ecco come nasce e si sviluppa il progetto COLTIVANDO

Buongiorno a tutti!
Oggi, dopo che mi sono riappropriata del mio caro Macbook bianco dopo più di una settimana, entro su facebook e noto una foto di una mia amica, Silvia, che scrive "L'orto al PoliMi".


Ecco qui che la mia curiosità prende piede e vado subito in cerca del sito ufficiale, http://www.coltivando.polimi.it/. Praticamente di cosa si tratta?
COLTIVANDO– L’orto conviviale al Politecnico di Milano è un progetto di ricerca e didattica sviluppato dal dipartimento INDACO/Scuola del Design del Politecnico di Milano, nato dalla collaborazione di designer dei servizi e designer degli spazi, che hanno condotto un percorso di co-progettazione con la comunità locale per arrivare a delineare un progetto condiviso.
COLTIVANDO è un orto urbano per il quartiere Bovisa situato negli spazi verdi del campus Durando.
COLTIVANDO è un orto conviviale, che oltre a condividere fra gli ortisti i prodotti che fornirà, si fonda sul piacere dello stare e del fare insieme, favorendo un’interazione tra gli abitanti di Bovisa e la comunità del Politecnico di Milano (docenti, personale, studenti).
COLTIVANDO promuove uno stile di vita sostenibile e mette a disposizione uno spazio verde pubblico, nascosto ai più.
COLTIVANDO è uno spazio collettivo dove si avrà la possibilità di confrontarsi, conoscersi e organizzare attività. Non solo uno spazio per crescere ortaggi bensì un luogo per coltivare conoscenze, passioni, amicizie.

Coltivando è quindi un’iniziativa promossa dal Politecnico di Milano e nasce all’interno delle attività didattiche e di ricerca della Scuola del Design e del Dipartimento di Design.
La cosa più significativa, a parer mio, è che fin dall’inizio, oltre alle risorse del Politecnico di Milano, il processo ha coinvolto gli abitanti del quartiere, gli studenti e i docenti del campus Durando in tutte le fasi di progettazione, organizzando momenti di condivisione di idee durante tutto il periodo di gestazione del progetto. (se andate sulla parte 'Sviluppo progetto' troverete tutte le date; io vi riporto solo la prima, il 19 novembre 2011, in cui sono partite le prime proposte, tra cui quella più di successo di coltivare un'aiuola, e l'ultima, il 15 ottobre 2012, ovvero la data dell'inaugurazione).

Ecco ciò che ha dichiarato a skuola.net Davide Fassi, il curatore del progetto: "Per coinvolgere il quartiere abbiamo puntato sull'affezione al luogo, molti abitanti del quartiere lavoravano qui anni fa". Ci sono anziani, le famiglie, gli studenti, ma mancano gli adolescenti. L'altro ideatore del progetto, Liat Rogel, spiega: "I ragazzi dei licei sono più difficili da coinvolgere ma dall'anno prossimo penseremo a qualche iniziativa anche per loro. Al momento abbiamo pubblicizzato l'evento nei mercati e nelle scuole primarie".



Le essenze che sono state piantate sono rosmarino, salvia e timo, mentre gli ortaggi sono stati quelli di stagione, cavoli, porri, finocchi e alberi da frutto.

Se si va sull'area dedicata alle rassegne stampa si noterà anche come molte testate, giornali e siti abbiano riportato la notizia, da il corriere, il tg3 e TGcom.
Io vi dico che anche nella scuola media di San Martino Siccomario è stata promossa questa iniziativa, che ha avuto inizialmente un grande successo, ma che poi è stata abbandonata per la mancanza di tempo da parte degli insegnanti.. La mia considerazione è che queste iniziative sono davvero lodevoli e credo anche efficaci nel sensibilizzare i ragazzi e le famiglie verso l'importanza di temi come il mangiare 'sostenibile' e il vivere luoghi che nelle città faticano a trovare spazio ma che ci vorrebbe un'attenzione costante da parte dei comuni, nel proporle in ogni scuola e nel portarle avanti con continuità.