domenica 18 marzo 2012

Il futuro: le case saranno STAMPATE!

Ebbene sì, avete letto bene, perchè la tecnologia in questi anni ha fatto davvero passi da gigante.
Accantonando per un attimo i temi soliti dei materiali sostenibili, bambù, terra cruda ecc, vi voglio riportare una notizia che ha a dir poco dell'incredibile.
La soffiata me l'ha data la mia amica Stefania che studia design della comunicazione a Milano che mi ha fatto scoprire questo sito, la cui pagina iniziale riporta queste parole:
"Se vi è capitato almeno una volta nella vita, di rinchiudere nel cassetto un sogno irrealizzabile, siete sul sito giusto. E state per scoprire la tecnologia capace di trasformare le idee impossibili in progetti finiti, e di rivoluzionare il mondo delle costruzioni"
Le premesse direi che sono sicuramente accattivanti.
Purtroppo non sono la persona più indicata per poter fare una giusta premessa sull'autoproduzione nel campo del design e per spiegare il funzionamento di macchinari come le stampanti 3d..posso semplicemente fare un riassunto delle varie informazioni che reputo necessarie per poter comprendere meglio la realizzazione del progetto di cui voglio parlarvi.

Una stampante 3d diciamo che riproduce un modello reale e tridimensionale partendo da un software di modellazione 3d attraverso la sovrapposizione di diversi layers. I materiali utilizzati possono essere di diversi tipi e variano in base alle caratteristiche progettuali che si vogliono conferire. Gli unici esempi che ho visto sono di piccole dimensioni (erano piccole scatolette di plastica) ma queste dipendono dal tipo di stampante. Per fare grandi oggetti servono delle stampanti molto grandi e, conseguenza praticamente ovvia, molto costose (vi basti pensare che una stampante 3d casalinga è sui 1000 euro).

Ora, avendo fatto le dovute premesse, arriviamo al fulcro del discorso.
L'ingegner Enrico Dini ha realizzato un prototipo di stampante 3D chiamata D-Shape che può realizzare forme libere di qualsiasi dimensione, oggetti grandi addirittura come palazzi interi in scala 1:1 solo con sabbia, pietra e, volendo, addirittura con polvere lunare. Il processo di creazione di questi oggetti ve lo riporto esattamente così com'è spiegato dal suo sito:
Una volta importato il file CAD nel programma della stampante, la struttura in alluminio e la sua "testa di stampa" da 300 ugelli si mettono all'opera, con la stessa libertà di uno scultore. Il risultato, strato dopo strato di sabbia, è il progetto finito: pezzi unici o - nel caso di strutture molto grandi- macroblocchi trasportabili e assemblabili in cantiere. [...] Una tecnologia davvero rivoluzionaria se si pensa al fatto che il prodotto viene realizzato senza bisogno di casseformi, centine o stampi, risparmiando tempo e costi di attrezzaggio. Con D-Shape l'era della progettazione libera può cominciare.
Curiosando nel sito la cosa che mi è saltata subito all'occhio è il progetto per una villa di 300 metri quadri in Sardegna a Porto Rotondo a impatto visivo zero, con la collaborazione dell'architetto James Gardiner, di Faan Studio. Nel caso vi steste chiedendo: ma come fa a stare su? Com'è fatta la struttura? Dini risponde così sul sito della rivista wired: 
«Dal punto di vista statico siamo assolutamente tranquilli perché i test ci dicono che la nostra roccia ha proprietà meccaniche superiori al calcestruzzo. Resta da valutare lo stress sul lungo periodo, ma abbiamo la ragionevole certezza che supereremo anche questa prova». La costruzione a stampa è chiamata "free form" proprio perché fa saltare i limiti del cantiere: bypassando casseforme e colate permette di creare - strato per strato, foglio di sabbia per foglio di sabbia - colonne cave, muri sghembi, volumi sinuosi.«Non abbiamo più bisogno di volumi pieni e angoli retti», chiosa Enrico Dini. «Guardi questa colonna che il prossimo anno presenteremo all'esposizione di free building di Barcellona: il suo unico vincolo formale è il disegno che l'architetto ha tracciato a computer»







Incredibile davvero.
Se volete saperne di più vi rimando al video in cui proprio Enrico Dini spiega la sua invenzione.


Vi lascio con questo spunto di riflessione:
«Oggi è normale costruire strutture di legno, torri di cemento, palazzi di vetro. Fra qualche anno sarà normale stamparsi una casa di roccia». 
Sarà davvero così?

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